Come superare un blocco creativo? Esercizi e consigli per ritrovare slancio

A chi non è mai capitato un momento in cui la propria creatività è diventata arida all’improvviso? Le idee che fino al giorno prima spuntavano fuori senza sforzo, sembrano bloccate da qualche parte e non riescono più a venire fuori. Che siate pittori, copywriter, designer o scrittori, la più grande paura è ritrovarsi davanti ad una pagina bianca e non sapere da che parte iniziare.
L’importante è non lasciarsi scoraggiare e adottare delle strategie per poter affrontare la crisi e lasciarsela alle spalle il prima possibile. La prima cosa da fare è non colpevolizzarsi: non siete i primi e non sarete gli ultimi ad avere un blocco creativo, è del tutto normale. La seconda è cercare di analizzare la vostra situazione e tentare di risalire alle ragioni per cui la vostra ispirazione vacilla e sembra aver perso forza e propulsione. Una volta individuata la causa, esistono diverse strategie da mettere in atto per superare il blocco.
Blocchi creativi: 5 tipologie
La creatività si basa sul pensiero laterale, ovvero un modo di osservare e leggere il mondo che non segue schemi precostituiti, ma che ha nella specificità del proprio punto di vista la sua forza. Alcuni studiosi chiamano questo tipo di modo di affrontare la realtà pensiero divergente, cioè la capacità di trovare soluzioni inconsuete, che rompono gli schemi e la logica preesistenti per dar vita a qualcosa di nuovo.
Saul Bass, ad esempio, uno dei più grandi maestri del graphic design, ha creato loghi, poster cinematografici e sequenze introduttive di film usando uno stile essenziale accompagnato da immagini potenti, in modo da indurre nello spettatore una sorta di spaesamento. La sua straordinarietà è nell’essere stato in grado di coniugare profondità e semplicità, di tradurre messaggi importanti in elementi grafici riconoscibili e unici.
Di certo i creativi più brillanti e versatili hanno approcciato al loro lavoro tentando in continuazione di rompere le proprie abitudini mentali e di abbandonare ogni certezza per poter inventare, cioè trovare qualcosa che prima non si conosceva. Ma ancora più certo è che sono stati in grado di individuare e di affrontare i propri blocchi creativi.
Blocco mentale
Quando si resta imprigionati nel proprio schema di pensiero è difficile prendere le distanze per poter vedere nuove soluzioni e così si finisce per avere un approccio limitato al problema e un numero limitato e ripetitivo di risposte. Se non sopraggiunge un’inaspettata ispirazione a fornire alternative, si rischia di entrare nel panico e di non riuscire ad andare oltre al foglio bianco.
Per essere creativi si deve avere il coraggio di abbandonare le proprie convinzioni, per andare a esplorare il campo dell’ignoto, bisogna rischiare e lasciar andare le proprie certezze per qualcosa di indefinito.
Un buon esercizio da cui partire per riattivare la creatività è porsi domande che ci obbligano a pensare da una nuova prospettiva. Ad esempio: iniziate da “Cosa accadrebbe se…”, e tentate di andare avanti inserendo elementi che invertono il vostro solito modo di approcciare a un problema o di cercare una soluzione.
Blocco emotivo
La creatività è un processo profondo e talvolta doloroso, perché può metterci di fronte a delle parti di noi che non avremmo voluto vedere o affrontare. Coinvolge tutto il nostro essere. Natalie Goldberg, nel saggio Scrivere Zen sui blocchi legati alla scrittura, dice che è facile perdere di vista il fatto che lo scrittore non scrive per trasmettere delle conoscenze agli altri, ma piuttosto per informare se stesso. Questo comporta un lavoro continuo: stare allo stesso tempo dentro di sé, con i propri demoni e le proprie virtù, e fuori di sé, accogliendo il mondo e “permettendogli di vivere nella sua totalità”, alla costante ricerca di un equilibrio. Una forma di precarietà esistenziale che spesso sfocia nella paura di non farcela e in una continua ansia da prestazione.
Ci sono diversi approcci al problema e diverse soluzioni da sperimentare.
Una di esse è: fate stampare su un poster o su un manifesto “Per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la nostra paura di sbagliare” e appendetelo davanti alla vostra scrivania. Leggetelo fino alla nausea e poi smettete di procrastinare. Datevi un obiettivo e pianificate il lavoro da svolgere. E iniziate. In fin dei conti essere creativi vuol dire imparare a fallire e farlo ogni volta un po’ meglio.
Blocco personale
Capita a chiunque di avere periodi difficili, in cui ci si sente sopraffatti dagli eventi (separazioni, lutti, malattie) e non si ha la capacità di concentrarsi e la forza di produrre. È come se le idee fossero incastrate in un angolo remoto e non riuscissero in alcun modo a venire alla luce. E allora si tende a incaponirsi e a fossilizzarsi, innescando una spirale sempre più deleteria.
Per alcuni il dolore è un motore potente, per altri è un freno assoluto. Nel secondo caso, continuare a forzare è inutile. Sarebbe più proficuo prendere un bel respiro e, nel caso in cui fosse possibile, un periodo di pausa per riprendere forza ed energia, per lasciar andare lo stress e il dolore. “In una società che ci vuole tutti efficienti, mai malati, mai stanchi, mai afflitti, mai al limite delle forze e delle possibilità, concediamoci il fatto che siamo esseri umani, non macchine”. Prendiamoci il tempo che è necessario al nostro benessere psico-fisico: solo così potremo ritrovarci e ricominciare ad inventare.
Blocco comportamentale
Accade spesso che ci vengano insegnati metodi di lavoro che non sono adatti al nostro processo creativo o almeno che nel tempo si rivelano tali perché ci fanno sentire incapaci, sbagliati e frustrati. Essendo tutti noi diversi, non esiste un metodo che sia valido ed efficace per tutti. Quindi la domanda da farsi non è: “perché se l’altro ci riesce, io no?”, ma “qual è il metodo di lavoro che attiva la mia creatività ed è il più proficuo per il mio modo di funzionare?”
In questo campo rientrano anche le abitudini, cioè tutti i comportamenti che mettiamo in atto durante la nostra giornata e che delle volte potrebbero essere in contrasto con il nostro modo di funzionare. Per alcuni esistono delle ore più proficue, per altri la necessità di assoluto silenzio, per altri ancora fare pause brevi e frequenti e per altri la totale concentrazione senza alcuna interruzione. È importante osservarsi e capire quando si funziona meglio e riuscire ad abbandonare tutte le abitudini negative o le attività (rispondere al telefono, alle mail etc) che ci distraggono o disperdono le nostre energie mentali e creative.
Blocco informativo
Migliaia di informazioni, troppi strumenti da poter usare, obiettivi su obiettivi: delle volte troppi stimoli rischiano di bloccare la nostra creatività, anziché fare da volano a nuove idee e la testa sembra riempirsi di un brusio perpetuo, un ronzio che ci impedisce di organizzare il nostro pensiero o di pianificare le nostre azioni.
Questo senso di sopraffazione, che gli inglesi definiscono “burnout”, può essere affrontato soltanto imparando a dire no, a sottrarsi agli impegni che non sono di primaria importanza, a delegare attività che non si possono portare a termine, a prendersi del tempo per gestire il sovraccarico. C’è una differenza da tenere sempre a mente tra lavoro attivo e lavoro reattivo: il primo è il lavoro da fare, ciò che ci compete, il secondo è ciò che ci ritroviamo a dover fare per rimediare a mancanze di colleghi, per completezza del lavoro anche se quella mansione non ci compete, etc. È naturale che delle volte ci siano da svolgere delle attività di contorno, ma bisogna fare attenzione a non far prendere il sopravvento al lavoro reattivo, pena la frustrazione, l’irritazione e un gran senso di confusione.
Per concluedere...
Si parla sempre troppo poco dei blocchi creativi e ancor meno ci si confronta con gli altri per paura di risultare incapaci o sprovveduti, eppure non esiste nessun percorso lineare e senza intoppi, non possono esserci conquiste senza sfide. Non siete i primi a sentirvi inadeguati o improduttivi e non sarete gli ultimi. Ma per non restare intrappolati in tale condizione è necessario riconoscere e accettare l’origine del nostro blocco. Solo così riusciremo ad affrontarlo e superarlo invece di subirlo…parola di DoctaPrint!
Photo by Chris Barbalis and Sammie Vasquez on Unsplash Photo
L’importante è non lasciarsi scoraggiare e adottare delle strategie per poter affrontare la crisi e lasciarsela alle spalle il prima possibile. La prima cosa da fare è non colpevolizzarsi: non siete i primi e non sarete gli ultimi ad avere un blocco creativo, è del tutto normale. La seconda è cercare di analizzare la vostra situazione e tentare di risalire alle ragioni per cui la vostra ispirazione vacilla e sembra aver perso forza e propulsione. Una volta individuata la causa, esistono diverse strategie da mettere in atto per superare il blocco.
Blocchi creativi: 5 tipologie
La creatività si basa sul pensiero laterale, ovvero un modo di osservare e leggere il mondo che non segue schemi precostituiti, ma che ha nella specificità del proprio punto di vista la sua forza. Alcuni studiosi chiamano questo tipo di modo di affrontare la realtà pensiero divergente, cioè la capacità di trovare soluzioni inconsuete, che rompono gli schemi e la logica preesistenti per dar vita a qualcosa di nuovo.
Saul Bass, ad esempio, uno dei più grandi maestri del graphic design, ha creato loghi, poster cinematografici e sequenze introduttive di film usando uno stile essenziale accompagnato da immagini potenti, in modo da indurre nello spettatore una sorta di spaesamento. La sua straordinarietà è nell’essere stato in grado di coniugare profondità e semplicità, di tradurre messaggi importanti in elementi grafici riconoscibili e unici.
Di certo i creativi più brillanti e versatili hanno approcciato al loro lavoro tentando in continuazione di rompere le proprie abitudini mentali e di abbandonare ogni certezza per poter inventare, cioè trovare qualcosa che prima non si conosceva. Ma ancora più certo è che sono stati in grado di individuare e di affrontare i propri blocchi creativi.
Blocco mentale
Quando si resta imprigionati nel proprio schema di pensiero è difficile prendere le distanze per poter vedere nuove soluzioni e così si finisce per avere un approccio limitato al problema e un numero limitato e ripetitivo di risposte. Se non sopraggiunge un’inaspettata ispirazione a fornire alternative, si rischia di entrare nel panico e di non riuscire ad andare oltre al foglio bianco.
Per essere creativi si deve avere il coraggio di abbandonare le proprie convinzioni, per andare a esplorare il campo dell’ignoto, bisogna rischiare e lasciar andare le proprie certezze per qualcosa di indefinito.
Un buon esercizio da cui partire per riattivare la creatività è porsi domande che ci obbligano a pensare da una nuova prospettiva. Ad esempio: iniziate da “Cosa accadrebbe se…”, e tentate di andare avanti inserendo elementi che invertono il vostro solito modo di approcciare a un problema o di cercare una soluzione.
Blocco emotivo
La creatività è un processo profondo e talvolta doloroso, perché può metterci di fronte a delle parti di noi che non avremmo voluto vedere o affrontare. Coinvolge tutto il nostro essere. Natalie Goldberg, nel saggio Scrivere Zen sui blocchi legati alla scrittura, dice che è facile perdere di vista il fatto che lo scrittore non scrive per trasmettere delle conoscenze agli altri, ma piuttosto per informare se stesso. Questo comporta un lavoro continuo: stare allo stesso tempo dentro di sé, con i propri demoni e le proprie virtù, e fuori di sé, accogliendo il mondo e “permettendogli di vivere nella sua totalità”, alla costante ricerca di un equilibrio. Una forma di precarietà esistenziale che spesso sfocia nella paura di non farcela e in una continua ansia da prestazione.
Ci sono diversi approcci al problema e diverse soluzioni da sperimentare.
Una di esse è: fate stampare su un poster o su un manifesto “Per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la nostra paura di sbagliare” e appendetelo davanti alla vostra scrivania. Leggetelo fino alla nausea e poi smettete di procrastinare. Datevi un obiettivo e pianificate il lavoro da svolgere. E iniziate. In fin dei conti essere creativi vuol dire imparare a fallire e farlo ogni volta un po’ meglio.
Blocco personale
Capita a chiunque di avere periodi difficili, in cui ci si sente sopraffatti dagli eventi (separazioni, lutti, malattie) e non si ha la capacità di concentrarsi e la forza di produrre. È come se le idee fossero incastrate in un angolo remoto e non riuscissero in alcun modo a venire alla luce. E allora si tende a incaponirsi e a fossilizzarsi, innescando una spirale sempre più deleteria.
Per alcuni il dolore è un motore potente, per altri è un freno assoluto. Nel secondo caso, continuare a forzare è inutile. Sarebbe più proficuo prendere un bel respiro e, nel caso in cui fosse possibile, un periodo di pausa per riprendere forza ed energia, per lasciar andare lo stress e il dolore. “In una società che ci vuole tutti efficienti, mai malati, mai stanchi, mai afflitti, mai al limite delle forze e delle possibilità, concediamoci il fatto che siamo esseri umani, non macchine”. Prendiamoci il tempo che è necessario al nostro benessere psico-fisico: solo così potremo ritrovarci e ricominciare ad inventare.
Blocco comportamentale
Accade spesso che ci vengano insegnati metodi di lavoro che non sono adatti al nostro processo creativo o almeno che nel tempo si rivelano tali perché ci fanno sentire incapaci, sbagliati e frustrati. Essendo tutti noi diversi, non esiste un metodo che sia valido ed efficace per tutti. Quindi la domanda da farsi non è: “perché se l’altro ci riesce, io no?”, ma “qual è il metodo di lavoro che attiva la mia creatività ed è il più proficuo per il mio modo di funzionare?”
In questo campo rientrano anche le abitudini, cioè tutti i comportamenti che mettiamo in atto durante la nostra giornata e che delle volte potrebbero essere in contrasto con il nostro modo di funzionare. Per alcuni esistono delle ore più proficue, per altri la necessità di assoluto silenzio, per altri ancora fare pause brevi e frequenti e per altri la totale concentrazione senza alcuna interruzione. È importante osservarsi e capire quando si funziona meglio e riuscire ad abbandonare tutte le abitudini negative o le attività (rispondere al telefono, alle mail etc) che ci distraggono o disperdono le nostre energie mentali e creative.
Blocco informativo
Migliaia di informazioni, troppi strumenti da poter usare, obiettivi su obiettivi: delle volte troppi stimoli rischiano di bloccare la nostra creatività, anziché fare da volano a nuove idee e la testa sembra riempirsi di un brusio perpetuo, un ronzio che ci impedisce di organizzare il nostro pensiero o di pianificare le nostre azioni.
Questo senso di sopraffazione, che gli inglesi definiscono “burnout”, può essere affrontato soltanto imparando a dire no, a sottrarsi agli impegni che non sono di primaria importanza, a delegare attività che non si possono portare a termine, a prendersi del tempo per gestire il sovraccarico. C’è una differenza da tenere sempre a mente tra lavoro attivo e lavoro reattivo: il primo è il lavoro da fare, ciò che ci compete, il secondo è ciò che ci ritroviamo a dover fare per rimediare a mancanze di colleghi, per completezza del lavoro anche se quella mansione non ci compete, etc. È naturale che delle volte ci siano da svolgere delle attività di contorno, ma bisogna fare attenzione a non far prendere il sopravvento al lavoro reattivo, pena la frustrazione, l’irritazione e un gran senso di confusione.
Per concluedere...
Si parla sempre troppo poco dei blocchi creativi e ancor meno ci si confronta con gli altri per paura di risultare incapaci o sprovveduti, eppure non esiste nessun percorso lineare e senza intoppi, non possono esserci conquiste senza sfide. Non siete i primi a sentirvi inadeguati o improduttivi e non sarete gli ultimi. Ma per non restare intrappolati in tale condizione è necessario riconoscere e accettare l’origine del nostro blocco. Solo così riusciremo ad affrontarlo e superarlo invece di subirlo…parola di DoctaPrint!
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